Gruppo SGR, tramite SGR per lo Sport, ha attiva da diversi anni la collaborazione con la polisportiva Adolfo Consolini.
Fondata nel 1970, la società milita per due decenni nei campionati locali. Tra gli anni novanta e gli anni duemila la squadra partecipa prima al campionato di Serie D e poi a quello di Serie C. Successivamente acquista i diritti sportivi per poter disputare il campionato 2013-14 in Serie B2: nella stagione 2014-15, grazie al primo posto in campionato, viene promossa in Serie B1 dove debutta nella stagione successiva ottenendo la promozione in A2.
Nella stagione 2016-17 partecipa al campionato cadetto per aggiudicarsi quest’anno la Coppa Italia di Serie A2.
L'incontro con gli sportivi
- Molto liberamente, diteci chi siete e che ruolo avete, quali sono stati momenti di successo che vi restano maggiormente nel cuore nella vostra vita di atlete e quali, invece, i momento di sconforto, in cui avevate delle aspettative che poi non si sono avverate.
“Mi chiamo Anna Caneva. Ho 26 anni, e adesso appunto gioco nel San Giovanni in Marignano. È il secondo anno, e faccio pallavolo più o meno da 11 anni. Ho iniziato in seconda media un po’ per gioco. Ho fatto tutt’altro. Facevo danza addirittura. Faccio il centrale da quando mi hanno visto in una selezione e hanno deciso che avrei fatto il centrale e ho proseguito. Ho fatto il Club Italia per 4 anni e poi ho militato in alcune società un po’ in tutta Italia. Ho fatto B1 e A2. Diciamo che come maggiori successi, anche se sono un po’ vecchiotta, è stato l’anno scorso, proprio con San Giovanni, perché comunque, prima sono stata a Chieri, un altro anno molto bello, ma ancora prima ci sono state delle stagioni in cui non ho vissuto dei bellissimi anni, per motivi sia societari sia economici. Perché, comunque, le brutte esperienze sono state solo a livello societario, ovvero di non pagamenti. Per fortuna mi sono sempre trovato in bellissime squadre o a fare dei bei campionati. L’anno scorso, invece, dove mi sono trovata benissimo, in una società come se fosse una seconda famiglia, con compagne che, per fortuna e per magari coscienza della società di metterle insieme, sono state fantastiche, abbiamo vinto la Coppa Italia, ed è stato finalmente come raggiungere un obiettivo per cui lavori tutti i giorni in palestra, tutti gli anni, per cui fai questo lavoro, per cui stai lontano da casa. Alla fine, è vero che vinci delle partite, magari arrivi seconda, magari arrivi quinta, magari fai i play off. Però vincere una Coppia Italia è comunque un grande obiettivo. Mi è capitato anche di vincere un campionato di B1 e, quando ero più piccola, la mia prima esperienza gratificante è stata quella di vestire la maglia della Nazionale quando militavo nelle squadre del campionato juniores del Club Italia. Una cosa bellissima a quell’età. Si è trattato di un bellissimo percorso di maturazione, in cui ogni anno facevi un’esperienza differente”. - Che caratteristiche personali occorrono per fare questo sport?
“Inizialmente credo non serva niente. Ti deve piacere questo sport. Poi, nel momento in cui ti viene proposto di farlo diventare un ‘lavoro’, occorre avere la forza di fare sacrifici per seguire la propria passione, spostandosi e lasciando, magari anche ogni anno, casa, famiglia e amici, per imparare ogni giorno cose nuove e adattarsi con altre 11 nuove ragazze, che comunque, all’inizio non è mai facile, anche se poi si viene a creare un gioco che permette poi di vincere”.
- Quale è il valore che più vi piace nello sport che praticate, quello che più sentite vostro?
“Io adoro due cose di questo sport: la prima è che ogni anno, le emozioni sono sempre diverse e bellissime; la seconda è che ogni anno, nonostante i cambiamenti che possono esserci di società o in squadra, dopo un mese ci si ritrova a relazionarsi con le proprie compagne quasi come fossero amiche da una vita, condividendo con loro il tuo tempo libero, senza renderti conto che, in realtà, ci si conosce da poco più qualche settimana. Questa è una delle cose che preferisco”.
- Progetti per il futuro?
“Io non lo dico per scaramanzia”
- Cosa consigliereste a dei bambini che volessero dedicarsi allo sport?
“Di provare tutti gli sport, sempre. E di prenderli seriamente, a qualunque età. Che tu abbia 8 anni, 12 o anche di più, se hai scelto una stagione, la porti a termine, e così pure gli allenamenti. Anche perché, da sportiva, non è assolutamente vero quel che si pensa, e cioè che non si può fare sport e studiare. Anche a alto livello. Lo vedo tutti i giorni. Prendete qualsiasi opportunità, perché si può sempre tornare indietro, ma ogni lasciata è persa”.
- Molto liberamente, diteci chi siete e che ruolo avete, quali sono stati momenti di successo che vi restano maggiormente nel cuore nella vostra vita di atlete e quali, invece, i momento di sconforto, in cui avevate delle aspettative che poi non si sono avverate.
“Sono Giulia Gibertini. Vengo da Parma. Ho 34 e sono il libero della squadra. È il secondo anno che sono qua e sono veramente felice perché ho trovato come una famiglia, nella società, nelle ragazze e nelle persone. Mi sembra proprio di essere a casa. Ho iniziato a giocare quando avevo 6 anni, seguendo mia sorella che ne aveva 9. Mi piaceva tantissimo e visto che me la cavavo sia in difesa che in attacco, mi sono specializzata nel ruolo del libero, passando dalla B2 sino all’A1. Con Parma, la mia città, ho vinto sia la mia prima Coppia Italia che il campionato di A2, con 23 vittorie consecutive, un vero e proprio record di cui vado fierissima e che ricordo con piacere. Purtroppo Parma ha chiuso, per problemi economici, e ho dovuto scegliere altre società. Ho vinto un’altra Coppa Italia con Forlì e ho vinto anche il campionato, fino a che mi sono ritrovata in Riviera, dove l’anno scorso ho vinto la mia terza Coppa Italia. Devo essere sincera, forse è quella più bella, perché sei più grande e più consapevole di quello che hai vinto”. - Che caratteristiche personali occorrono per fare questo sport?
“Molta determinazione e voglia di imparare cose nuove ogni giorno e sacrificio”.
- Quale è il valore che più vi piace nello sport che praticate, quello che più sentite vostro?
“Le emozioni che provi mentre giochi sono emozioni che non provi tutti i giorni. Uno sportivo, secondo me, ha la grande fortuna di provarle”.
- Progetti per il futuro?
“Io sono rimasta a S. Giovanni per riportarla in A1. Il mio obiettivo è tornare in A1. Chiaramente, dopo aver rivinto la Coppa Italia.”
- Cosa consigliereste a dei bambini che volessero dedicarsi allo sport?
“Lo sport è molto importante, sia a livello di rapporti con altre persone, che perché comunque è bello, divertente e apre la mente. Insegna a organizzarti e a gestirti, a qualunque età”.
“La società è nata negli anni ’70 con il settore amatoriale, poi si è sviluppata e negli ultimi 5 anni è un fenomeno unico in Italia, perché siamo passati dalla Serie C alla Serie A. Un grosso successo per un paese di circa 8900 abitanti. Credo si tratti di un’impresa straordinaria. Una grande soddisfazione per tutto il comune, che ogni giorno deve confrontarsi con città molto più grandi e con budget molto più ‘importanti’ dei nostri. Un plauso ai dirigenti, che in questi anni sono stati capaci di operare scelte oculate, soprattutto nella scelta delle giocatrici. Il nostro ‘segreto’, se così si può dire è che cerchiamo di non mettere pressione alla squadra, soprattutto all’inizio. Poi è chiaro che arrivano anche gli obiettivi e credo che il segreto stia davvero nella scelta delle giocatrici e della loro capacità di fare gruppo. Nella stagione passata, probabilmente eravamo inferiori tecnicamente ad alcune delle nostre avversarie, ma le abbiamo sempre battute nettamente, sia in campionato che in Coppa Italia perché avevamo un gruppo davvero fenomenale”